domenica 5 aprile 2009

Il cacciatore di luci


Omaggio a Gianni Giansanti

Una mattina di Marzo le onde del destino son venute a prendersi un’icona del fotoreportage internazionale. A 22 anni, Gianni Giansanti, quando ancora non si hanno le idee chiare sulla vita, fece il giro del mondo con i suoi scatti esclusivi del ritrovamento del corpo di Aldo Moro nella famosa renault rossa a Roma.
Un pugno nello stomaco nell’Italia degli anni di piombo. Con quelle immagini si guadagnò la menzione d’onore del prestigioso World Press Photo di Amsterdam.Nei 30 anni successivi, una dopo l’altra, si aprirono per lui tutte le porte possibili ed immaginabili.Una lunga serie di incontri importanti, contratti con le migliori agenzie, riconoscimenti, premi.Una carriera in ascesa fatta di duro lavoro, coraggio, sperimentazioni e innovazione continua.Tutto bruciando le tappe, come in una corsa, come percepisse che presto avrebbe dovuto affrontare la volata finale.
Lo scorso gennaio aveva presentato la mostra“ Gli italiani che cambiano l’Italia”, a Palazzo Strozzi a Firenze, in occasione di Pitti Uomo.Grazie ad una serie di coincidenze fortunate, ho potuto approfondire la conoscenza del suo talento in questi ultimi sei mesi. Sono rimasta incantata dalla pulizia delle linee, dall’armonia dei suoi giochi di luce, dalla maestosità delle sue prospettive. Nei ritratti in particolare, è sempre assente la consapevolezza della posa. Tutto è naturale, fluido, intimo. Aveva un occhio eccezionale, Gianni. Immaginava prima di vedere. Preferiva confrontarsi con sfide sempre nuove, senza cedere a nessuna facile specializzazione.Famosi sono i suoi reportages sulla vita privata di Giovanni Paolo II che tracimano di umanità e grande senso di riverenza.Rapisce il suo mal d’Africa, declinato in forza espressiva nella foto della carestia in Somalia o in quella della ragazzina etiope in penombra, distesa su di un fianco.Rimane emblematica una sua frase:”Le foto si leggono…”.Aveva ragione:un bravo fotografo deve saper raccontare una storia. Anche a distanza di tempo dallo scatto.Era un uomo che ispirava fiducia oltre che ammirazione. Chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, lo descrive come preciso, riservato, umile, dotato di un’etica rara nei tempi moderni. Lascia un patrimonio immenso di creatività e di passione.Continuerà ad affascinarci e insegnarci a interpretare il mondo da punti di vista sempre diversi e sorprendenti. Mi piace immaginare che stia inseguendo altrove la sua luce e che la primavera tardi ad arrivare in segno di rispetto.